Conosciamo il Gugliemo, il Gigante nudo

Il Guglielmo è il monte che divide il Sebino dalla Valtrompia, e che si fa notare dalle sue periferie ma soprattutto dalla città e dalla Bassa bresciana. Sostanzialmente si tratta di un monte facile, accessibile a tutti.

Nello stesso arco prealpino bresciano molti monti in altitudine lo sorpassano ampiamente, nonostante questo tutti gli riconoscono la dignità regale: è il Re delle Prealpi bresciane.

Il Guglielmo viene denominato anche come il “gigante nudo”, nudo ed in contraddizione con la regola che vorrebbe la vegetazione d’alto fusto fino alla sua quota o poco sotto.

Nota, anche se non del tutto sicura, è la storia del curioso nome, derivato dal degrado dialettale di un possibile “culmen” latino, cioè “culmine”, culmine marcato dalla grande cappella-monumento del “Redentore”.

DA ZONA BOSCHIVA A PRATIVA

Oggi il Guglielmo si presenta come un ambiente pascolivo, molto probabilmente prima dell’arrivo dell’uomo si presentava con una copertura boschiva, la quale si è modificata più volte nel corso dell’Olocene (l’era geologica odierna, iniziata circa 15000 anni fa con il termine delle glaciazioni), ma è stata pressoché permanente fino a quando non ci fu l’avanzata della prateria con la deforestazione avviata dall’uomo.

Tuttavia, è risaputo che nelle nostre montagne al di sotto dei 2000 metri circa di quota (limite superiore della vegetazione forestale) i prati sono delle praterie secondarie, sostitutive ai boschi preesistenti deforestati dall’uomo.

LA CONFORMAZIONE DEL GÖLEM

Il monte è costituito in parte da sedimenti di resti animali accumulati per milioni di anni sul fondale (il calcare di Angolo e la Dolomia principale). Le rocce presenti inoltre sono la trasformazione di imponenti barriere coralline (calcare di Esino).

In ogni caso le rocce sono state innalzate durante l’era Terziaria nel corso dei processi che portarono all’origine della catena alpina.

La dorsale Monte Angolo-Dosso Pedalta-Monte Stalletti è formata da calcare stratificato di Angolo, e chiude l’area di affioramento del massiccio cristallino delle Tre Valli, a meridione.

Sui margini del monte troviamo la Dolomia, nel baluardo occidentale che culmina nella Corna Trentapassi a picco sul Sebino e nella catena del Monte Tisdel; a oriente nel Monte Pergua tra Pezzoro e Cimmo.

Nei pressi della cima, qua e là, affiorano delle porfiriti, rocce che derivano da antiche lave.

Oltre all’erosione fisica, tipica di ogni montagna, sul Guglielmo si ha anche l’erosione chimica, grazie alla natura calcarea.

L’erosione chimica consiste nello scioglimento della roccia e della sua asportazione sotto forma di bicarbonato, e questo avviene con l’azione dell’acqua piovana acidula.

Sul Guglielmo, quindi, si trovano forme carsiche, come le doline a Malga Aguina, inoltre è possibile notare la scarsità dell’acqua su questo monte, dovuta allo scorrimento sotterraneo, in compenso è diffusa la presenza di grotte.

UNA META PER GRANDI ATLETI

Fino ai primi del ‘900 “guide” e “portatori” accompagnavano i clienti sul Guglielmo, in quei anni la sua alterazione risultava già definitiva grazie alla costruzione del Rifugio Almici poco sotto la vetta, avvenuta nel 1985.

Con l’avvento della politica escursionistico-dopolavoristica favorita dal fascismo ci fu il lancio del Guglielmo.

Nel frattempo, il Gölem fu proiettato verso la ribalta nazionale dello sci, difatti non solo gli sciatori della domenica si conquistavano la meritata discesa con faticose risalite, con al massimo l’utilizzo delle pelli di foca, ma anche gli atleti più famosi.

Grazie all’intraprendenza degli organizzatori bresciani la discesa libera Guglielmo –Pontogna divenne una “classica” a livello nazionale, che fece la storia fino al 1957.

I PRINCIPALI PERCORSI

Gli itinerari che permettono di raggiungere la vetta sono svariati.

I grandi classici sono:

  • Partendo da Zone è possibile salire al Colle di S.Zeno per la Val Palot oppure a Passabocche passando per Pontasio e Grignaghe. Al Colle di S.Zeno ci si può arrivare anche partendo da Pezzaze (Sentiero delle Tre Valli).
  • Da Pezzoro si passa per il Rifugio Cai Valtrompia presso Pontogna (sentiero n.325) e proseguendo in zona Stalletti confluisce il sentiero n.318 che sale da Caregno, località del comune di Marcheno.
  • Passando per Zone è possibile raggiungere la Croce di Marone e poi proseguire percorrendo il Sentiero Tre Valli, alla Croce di Marone si può arrivare anche salendo da Inzino (sentiero n.315).

Oltre agli itinerari sopra citati che rientrano tra i grandi classici, il Guglielmo offre lungo i suoi pendii escursioni più selvagge e inconsuete, come ad esempio l’itinerario che percorre la Val della Lana (sentiero n.316), valle laterale alla Val D’Inzino, oppure l’itinerario che passa per il Monte Lividino (sentiero n.317, che si congiunge con il n.318), o ancora quello che dopo la seconda Malga del Guglielmo si sposta verso ovest.

Articolo scritto da Valeria Cogi

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