Ecco cosa ho imparato in montagna

La montagna è entrata nella mia vita di traverso, dopo un lungo periodo di privata sofferenza e radicali rivoluzioni personali, avvenute tendenzialmente in una camera doppia condivisa, a Milano.

La verità è che la montagna mi ha sempre abitata in un modo o nell’altro, semplicemente l’avevo dimenticata e si è ripresentata, con prepotenza, per tutto il tempo negatole. 

Per dieci anni sono stata parte di un gruppo scout, da lì arrivano i miei ricordi più belli della montagna, anche se al Sud della Penisola. 

La frenesia di partire per il campo estivo e la brezza delle caccie notturne sotto al cielo stellato.

La montagna di quando ero bambina era sempre la stessa: basse quote, letti infiniti di felci, qualche biscia e moltissime pigne, spesso lanciate in aria a colpire qualcuno, per scherzo. Il mio passatempo preferito era intagliare cortecce, troppo umide. 

Nella mia adolescenza alle montagne ho sostituito i giri in vespa e le partite di beach volley, i primi amori e i cocktail consumati in spiagge troppo affollate, il lungomare e la pizza del sabato sera, i fuochi d’artificio.

Forse c’è un posto rappresentativo per ogni fase della nostra vita, molto spesso nemmeno lo scegliamo, arriva e basta, oppure ritorna. Così è stato per la montagna riscoperta a 23 anni: alte quote, paesaggi asciutti e grigiastri, camosci e temporali, un freddo umido micidiale, la forza della mente e l’impotenza di un corpo non allenato.

In mezzo a tutte queste scoperte e al fascino per le montagne rocciose, ho finalmente trovato lo spazio per il mio corpo!

Per anni bistrattato e considerato materiale di seconda scelta, superato dalla forza della mente, ha trovato nell’arrampicata il perfetto modo di esprimersi e di sentirsi muoversi.

L’arrampicata credo sia, per me, la massima applicazione possibile del concetto di libertà. Arrampicando ho imparato il rispetto per me stessa, per la roccia e gli incredibili scenari che la ospitano, per i miei compagni e per la loro fiducia.

La corda mi ha regalato un nuovo modo di vivere, riconoscendo la bellezza in un legame che non trattiene ma che incita ad una fioritura personale.

Nei legami ho sempre avvertito il peso di catene, adesso raggiungo la catena solo grazie a qualcuno che mi sostiene e mi accompagna, anche in silenzio.

In questo anno di iniziazione ho faticato molto per raggiungere una cima o chiudere un progetto, ma da questa fatica ho imparato che dobbiamo avere la forza e il coraggio di scegliere di portare avanti quello che ci appassiona e ci fa sentire vivi, se necessario andando contro i limiti imposti da una società standardizzata.

Non è vero che non abbiamo tempo per essere felici, dobbiamo esserlo e basta. 

Giuliana Racco

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