Cuori di Ghiaccio

Qualche giorno fa, prima che la quarantena iniziasse mi sono trovato con Monia Gaibotti per fare due parole su Cuori di Ghiaccio, un gruppo Facebook in cui tutti coloro che amano il ghiaccio si ritrovano, condividono le loro avventure, chiedono consigli…

Andiamo a scoprirne qualcosa di più

Da quand’è che esiste?

Il gruppo nasce nel 2013, esattamente il 19 febbraio.

Perché è nato il gruppo?

Non ne ho la minima idea, ma ti dico come è nato

Com’è nato il gruppo Cuori di Ghiaccio?

Sono andata a fare uno stage con una guida alpina e praticamente c’erano quattro ragazzi di 4 province e quasi 4 regioni differenti, fatto questo stage ci siamo conosciuti, e non credevo ci fossimo rivisti.

Perché dopo il primo stage non è che ero autonoma per andare da sola quindi ognuno sarebbe andato per i fatti suoi e mi sono detta di creare questo gruppettino qua per tenersi in contatto e ognuno pubblica la cascata che sarebbe andato a fare con la condizione della cascata e siccome eravamo partiti da zero e dovevamo capire come girasse quel mondo consigliarci a vicenda.

In quanti siete oggi?

Alla fin delle finite oggi siamo in 11.000, non l’ho creato, non l’ho cercato, non l’ho pianificato, è la gente che ha iniziato a scoprire il gruppo e ad apprezzarlo per le testimonianze sulle condizioni.

Inizialmente eravamo noi 4 sfigati perché erano gradi sfigati, che facevamo cascatine, ma con il passare del tempo e degli anni lo scopo non è mutato, anzi il gruppo è mutato e si è ingrandito a macchia d’olio senza però mai mutare il scopo iniziale.

Qual’è il tuo ruolo all’interno del gruppo?

Il mio unico ruolo è quello dell’amministratrice all’interno del gruppo ossia è l’equivalente della signorina Rottermeier, che mantiene l’ordine e di tenere moderato chi cerca di far vedere che c’è l’ha più grande di qualcun altro.

Comunque la definisco una buona “classe” l’unica cosa che si potrebbe migliorare è che molto spesso mi tocca scrivere mei commenti di mettere la data perché se la scordano e per me è importante perché funziona da archivio

Chi fa parte di questo gruppo?

Fa un po’ impressione dirlo, ma c’è gente di tutto il mondo, anche di nazionalità assurde, perché provengono da nazioni che non hanno cascaste, quindi non hanno apparentemente a che fare con il ghiaccio, ma praticano questa disciplina.

Io comunque controllo sempre prima di accettare le richieste di partecipazione, che la gente che entra sia interessata a questo mondo, al mondo della montagna e che non siano fake o altro…

Inizialmente accettavo solo gente che praticamente faceva cascate, negli ultimi anni ho accettato chiunque provenga dal mondo alpinistico che invece si vuole avvinare alle cascate.

Ci sono alcuni che fanno il 3° e altri che fanno candele da paura e poi ci sono i Big, quindi ci sono tutti dentro e lo scopo è quello di informare.

Ti rende orgogliosa e fiera aver creato questo gruppo?

Una cosa che mi ha fatto fare molta fatica è quello di ricordare di trasmettere le emozioni, perché è bellissimo andare a scalare però quello che vorrei che facessero trasparire nel post è l’emozione che hanno vissuto. Perché oltre che alla parola chiave informazione, per me c’è anche la parola emozione

Com’è nata la falesia al Bus del Quai?

È nata perché mi hanno un po’ costretta a fare questa disciplina, costretta perché io sono molto ciapa e tira, mi piace molto la falesia a strapiombo, non sono un alpinista, quindi c’era un amico che conoscendo i miei gusti mi ha sollecitato a farlo se pur all’inizio pensavo mi facesse cagare.

dopo vari inviti provai e ora ogni volta che metto la picca in qualche fessura o in una presa buona mi manca l’aria e vado in ecstasy, il problema era che attorno c’erano solo falesie micidiali, molto difficili, tecniche e fisiche.

Avevo bisogno di una palestrina, parlano con gli amici e conoscenti il bisogno non era solo mio, ma condiviso.

Quando andavo al Bus del Quai e c’era solo la parte sopra della falesia per fare Dry, andavo a fare le foto e vedevo la falesia storica adibita all’arrampicata.

Ci ho impiegato 3 settimane a toccare la roccia con le mani, talmente c’erano rovi, sterpaglie e la parete piena d’edera.

Ho chiesto tutti i permessi possibili e immaginabili e dopo un anno arrivarono perché era una vecchia falesia di arrampicata libera lasciata all’ abbandono.

Chi ti ha aiutato in questa avventura?

Inizialmente ho chiesto al Bibo (Alberto Damioli) se me la chiodasse e se me la chiodasse in modo didattico così da poter fare gli stage accompagnata da una guida alpina.

All’epoca la feci bucare, buchi che forse durarono un anno, perché a forza di darci dentro sono venuti via tutti e ora è una falesia naturale al 100%.

Secondo me è una bellissima falesia, molto didattica, infatti vedo moltissime guide alpine che da lontano vengono qua a fare gli stage.

Poi una volta che hai fatto la gavetta sotto, cammini 3 minuti e vai nel grottone che è la nostra area VIP di Brescia.

Tra  l’altro voglio citare i ragazzi del Circolo Rocciatori Ugolini che hanno fatto la loro falesia di dry a Botticino che rispecchia molto l’ambiente alpino.

Quanto riguarda i costi della chiodatura, siccome non potevo permettimi di fare fronte a tutti i costi, si è offerto un amico (Massimo Fogazzi) appassionato di cascate e di Dry e la Valentina del Blocco mentale (Negozio di attrezzatura outdoor e alpinistica a Brescia).

Secondo te come sta evolvendo il Dry?

Secondo me il dry sta prendendo piede in un modo pazzesco e continuerà a farlo.

Invece qual è il tuo pensiero sulle cascate di ghiaccio che stanno diventando sempre più di moda?

Il mio pensiero sulle cascate di ghiaccio è molto, ma molto delicato ed è seduto sopra una bomba, i ragazzi che vanno a fare cascate sono tantissimi, purtroppo vanno una o due volte con figure non professionali, vedono un attimino come si usano ramponi e piccozze e il giorno dopo vanno a comprare 10 viti perché nella loro mente scatta: che vuoi che ci sia a metter dentro un chiodo avvitando.

Questo è il mio pensiero, purtroppo l’amico che porta l’amico e altri casi… invoglia questi ragazzi ad andare per i cazzi suoi, mentre secondo me iniziare ad andare da primi è cosa buona e giusta se si è nelle mani di una guida alpina.

Puoi andare ad imparare con chi vuoi, ma è bene finire la formazione con un professionista (guida alpina).

Io ho smesso di andare nel week-end perché ci sono 7/8 cordate su una cascata ed è una mancanza di rispetto, ma è anche una mancanza del senso del pericolo e mi sta portando ad uno scatafascio verso la visione delle cascate.

Per tre/quattro anni ho sempre fatto per tutti i week-end della stagione stage con le guide alpine, ho notato che la richiesta era alta e siccome la guida alpina non può portare più di 6 persone, stavo diventando quasi una segretaria che doveva prendere le prenotazioni per il week-end dopo.

Facendo così ho notato che si perdeva il concetto di andare con una guida alpina, ma stava iniziando ad essere vado a fare lo stage figo con Cuori di Ghiaccio e stava diventando una moda, anche se ci si divertiva tantissimo.

Si andava in notturna, sparavamo tante stronzate e ci tengo a sottolineare che io mi sono pagata sempre cibo, benzina e alloggio e i soldi che i ragazzi pagavano andavano solo alle guide alpine.

Qual è la tua visione della Montagna?

La mia visione della montagna è una visione molto, ma molto mistica, ammiro e stimo da morire gli sci-alpinisti perché riescono a fare di quelle cose micidiali, io non so sciare e non ci tengo proprio a imparare perché in quel poco d’inverno che posso godermi, voglio godermi le cascate.

Ammiro tantissimo gli alpinisti perché si guadagnano passo dopo passo la vetta, con emozioni spaziali perché la cima è proprio loro, è la rappresentazione della ricerca del sublime.

Io dico sempre che arrivare su una vetta è arrivare in cima a una montagna (l’altezza non è importante) e posso dire che si può respirare il cielo, questa è un’invidia pazzesca che ho nei loro confronti.

Io non sono un alpinista e non mi sono mai definita tale, io sono una falesista, penso che l’avvicinamento 3 minuti è falesia, avvicinamento 4 minuti è già alpinismo.

Purtroppo, si e purtroppo no ho una patologia e chi soffre di questa patologia fa una vita abbastanza sedentaria, tra il letto e il divano, che io nascono dietro al fatto di essere una falesista, ma il mio fisico fa veramente fatica a camminare, ma tutto quello che non posso fare nell’alpinismo lo ritrovo nella falesia.

Il genere di falesia che piace a me, sono falesie verticali, missili associati alla roccia, dove giochi anche su gradi difficili e duri, tono a casa che sono distrutta ma sono contenta di aver scalato anche 7/8 ore su tiri del genere perché mi carica da morire.

Qual è l’obbiettivo del gruppo?

obbiettivo 1:

Reputo di averlo raggiunto al 100% ed era appunto quello di dare informazioni in tempo reale, creare un archivio (METTENDO LA DATA), dare consigli quanto riguarda una cascata.

obbiettivo 2:

L’altro obbiettivo importante e utilizzo una metafora per descriverlo, il gruppo Cuori di Ghiaccio è come un istituto, dove c’è il preside che è un grandissimo rompi coglioni (che sarei io) e ci sono tantissime classi, solo che in questo istituto ci sono anche gli universitari e abbiamo anche i laureati che però continuano a venire in questo istituto.

Ci sono le prime classi sono si inizia ad approcciarsi, si inizia ad andare con il socio, si inizia a vedere l’emozione del ghiaccio.

Ci sono le classi un pochino più evolute, le superiori, dove c’è chi va già da primo.

C’è l’università, dove ci sono i Bigche tirano delle cose micidiali.

E poi abbiamo anche i laureati ci sono dentro tantissimi laureti della Montagna (Come ad esempio Angelika Rainer e Ezio Marlier).

E la cosa più bella è che nel momento della ricreazione le classi si ritrovano e le classi più avanzate aiutano le primine e le primine chiedono consiglio alle classi più avanzate.

Ed è molto bello quando dei ragazzi che sono nuovi e si stanno approcciando a questo mondo chiedono consigli e vengono affiancati dal ragazzo un po’ più vissuto delle superiori.

E questo si nota soprattutto negli ultimi 2 anni dove i miei “studenti” (anche perché io non ho molto da insegnare) collaborano, si aiutano e nessuno si prende per il culo o si insulta.

Cosa ti piace trovare o ti piacerebbe trovare sul gruppo?

Mi piacerebbe che le persone iscritte al gruppo che non sono italiane, ma che provengono dal resto del mondo pubblichino di più, non per dare consigli ma per far vedere le loro esperienze, per far conoscere le cascate che si trovano fuori dall’Italia e condividere le loro emozioni.

Hai qualcuno che ti aiuta nella gestione del gruppo e in altro che vorresti ringraziare o semplicemente salutare?

Quanto riguarda la gestione del gruppo non c’è nessuno che mi aiuta siccome sono l’unica amministratrice.

Una cosa che mi ha fatto molto piacere è quando agli albori avevo un gruppo solo di 200 persone e la Camp Cassin ha subito creduto in me, io sinceramente fossi stata in loro non avrei mai appoggiato un gruppo di solo 200 iscritti.

Invece loro mi hanno subito dato fiducia ed è da tantissimi anni che collaboro con loro, sono veramente molto disponibili con me e io mi stupisco ancora perché io sono Monia Gaibotti, quindi nessuno, ne una guida alpina ne un alpinista di fama mondiale.

Quindi la Cassin ci tengo a ringraziarla, ma non la ringrazio solo come ditta, ma principalmente la ringrazio perché ha creduto tantissimo in me.

Successivamente c’è stata Valentina di Blocco Mentale che quando facevo gli stage mi ha dato moltissimo materiale (corde, viti, rinvii, moschettoni …) utilizzati esclusivamente per gli stage e mai nulla per utilizzo personale.

Non ho mai accettato materiale ne sconti perché Cuori di Ghiaccio è un gruppo creato per gli altri e non per me, quindi se sponsorizzo dell’attrezzatura io me la pago rigorosamente.

L’altro sponsor che voglio ringraziare è la Zamberlan, assieme a Blocco Mentale siamo andati a parlare per creare una collaborazione e sono stata presentata come organizzatrice di stage, io dalla Zamberlan ho avuto tutta una numerazione completa di scarpette Dry per farle testare ai ragazzi negli stage.

Per la Zamberlan è stato più facile, all’epoca avevo più iscritti, ma devo dire che è una ditta molto più rigida e severa nel selezionare con chi collaborare.

E questa l’ho vista come una famiglia, tutti i miei sponsor non sono esclusivamente sponsor ma mi approccio come se stessi parlando a mio papà, sia con la Zamberlan che con la Cassin.

Considerazioni finali ahah

Io ho un albergo, mi occupo anche della Reception dell’albergo, e in piena stagione faccio meno fatica a gestire esso che il gruppo in pieno inverno per la miriade di post e commenti.

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